Cosa succede dopo un'estrazione dentale e cosa si può fare per prevenire altri danni?
Dopo un'estrazione, l’osso che avvolgeva la radice va incontro ad un processo di riassorbimento che, nel giro di pochi mesi, porta alla scomparsa di una grande quantità di osso stesso, sia in larghezza che in altezza. Lo stesso osso entro cui dobbiamo inserire gli impianti, senza il quale o l’impianto non si può inserire, oppure il risultato estetico e funzionale e’ scadente .
Per cui è fondamentale, dopo un'estrazione, prevedendo l’inserimento di un impianto, procedere nei tempi giusti per inserire l’impianto stesso prima che il riassorbimento osseo si compia, oppure procedere a tecniche di preservazione dell’osso stesso per evitare che questo avvenga.
Esempio
Questo primo premolare superiore sinistro deve essere estratto per una frattura che ha causato infezione. Sappiamo già che l’estrazione, se non si mettono in opera gli adeguati rimedi, comporterà in questa zona ad alta valenza estetica un riassorbimento osseo di tale entità che porterebbe ad un risultato estetico scadente (dente troppo lungo e con una parabola gengivale non adeguata).
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Ecco allora che si procede all'estrazione atraumatica dell’elemento e ad una accurata pulizia e disinfezione dell’alveolo postestrattivo (buco risultante).
Ma per mantenere il volume presente dei tessuti duri (osso) e molli (gengiva) dobbiamo fare qualcosa in più: dobbiamo riempire l’alveolo con del materiale inserte e osteoconduttivo (cioù che funga da impalcatura per la ricrescita di nuovo osso - in questo caso idrossiapatite mischiata a fosfato tricalcico) che viene zeppato dentro l’aveolo fino ad occuparlo completamente. Vediamo una fase dell’inserimento di biomateriale e la relativa radiografia
zeppamento del biomateriale
radiografia dopo innesto osseo
Lo scopo di questa manovra è quello di occupare lo spazio disponibile con un materiale che funga da impalcatura per la crescita del nuovo osso e che contemporaneamente prevenga il collasso dei tessuti molli nell’alveolo e che prevenga con la sua presenza il verificarsi del fisiologico riassorbimento dell’osso.
Ma non basta perché bisogna anche occuparsi dei tessuti molli che devono essere "condizionati" a mantenere la parabola che avevano prima dell'estrazione.
Quindi (come nel caso che segue) bisogna fare costruire un dente provvisorio che affossandosi entro la gengiva, prima che questa sia chiusa, ne condizioni la forma conservando quella fisiologica. Ciò determinerà un armonico "profilo di emergenza" del futuro dente che si appoggerà sull’impianto.
provvisorio incollato in situ
Ed infatti notiamo come la gengiva si sia adattata a questo provvisorio dopo poche settimane:
gengiva condizionata
Torniamo dunque al nostro caso di preservazione dell'osso e della gengiva. Dopo avere aspettato circa 4 mesi, durante i quali l'innesto si è organizzato e l'osso ha cominciato la sua colonizzazione, si procedere all'inserimento dell'impianto.
impianto inserito
Dopo avere aspettato il periodo (2-3 mesi) di ostointegrazione dell'impianto, cioè il periodo necessario perché l’impianto si attacchi all'osso, si passa alla fase protesica.
Si inizia svitando la vite di guarigione che copre l'impianto ed emerge dalla gengiva (che in taluni casi, come questo, viene messa in un tempo successivo rispetto all'inserimento dell’impianto) e si prende l'impronta (lo stampo) che ci darà la possibilità di fornire al laboratorio informazioni precise sulla posizione dell'impianto e sulla forma dei denti adiacenti ed opposti.
Quindi il laboratorio preparerà un perno su misura (sovrastruttura) specifico per quel dente che il dentista provvederà ad avvitare sull'impianto con una piccola vitina passante.
avvitamento del perno
Ed infine su questo moncone il tecnico costruirà la corona in ceramica (dente finto) che verrà cementata sul moncone stabilizzandolo.
Ed ecco dunque il caso finito.
corona cementata
A questa fase seguirà poi nel tempo una maturazione completa dei tessuti molli (gengiva) che si adatteranno perfettamente alla corona ricreando la normale festonatura gengivale, rendendo quindi armonica la forma del dente e naturale la sua emergenza dalla gengiva.
Per capire questo vi faccio vedere la situazione inziale immediatamente dopo l’inserimento della corona (prima foto) e dopo 1 anno (seconda foto), relativa al caso prima illustrato del provvisorio condizionante:
Sono piccole differenze determinate da un rimodellamento gengivale attorno alla corona.
Dunque, per concludere: quando si deve estrarre un dente in una zona esteticamente rilevante (massimamente nella zona degli incisivi) bisogna porre in atto tutti gli accorgimenti necessari per preservare quanto più possibile i volumi ossei e gengivali presenti. Ciò consente di avere la possibilità di un ottimale inserimento dell'impianto ed un risultato estetico armonioso.
L'articolo è tratto dal blog a cura del Dott. Cappelli.